L’essere umano e l’era tecnologica
Secondo alcune ricerche sperimentali esiste una forte correlazione tra lo stile di vita adottato e l’insorgenza di malattie. La maggior parte delle infermità (non solo riguardante l’ampio spettro dei disturbi psicovegetativi ma anche le malattie croniche) sarebbe riconducibile, del tutto o in parte, a cause psichiche. Questo infausto panorama è frutto dell’era tecnologica contemporanea in cui l’essere umano, incapace di reggere i ritmi delle macchine, rappresenta un elemento frenante, “imperfetto”, nella catena produttiva aziendale. Rispetto al passato infatti, siamo sottoposti continuamente ad un eccesso di stimolazioni sensoriali e a sollecitazioni affettive di ogni tipo (rumori, stampa, radiofonia, pubblicità) che mettono a dura prova il nostro organismo. Inoltre l’accelerazione dei ritmi di vita e lavorativi, la diminuzione dell’attività fisica nonché l’adozione di stili alimentari poco salutari sono causa di un peggioramento della nostra qualità di vita. Per adattarsi alle nuove condizioni di esistenza si assiste troppo spesso al ricorso di sostanze psicoattive in grado di “alterare” e “riequilibrare” il nostro organismo a seconda delle esigenze quotidiane. Nel mercato illegale, ma in alcuni casi anche in quello legale, è così possibile trovare l’eccitante, il rilassante, il disinibitore, l’afrodisiaco e moltissime altre sostanze in grado di realizzare artificialmente quel benessere che naturalmente non si è più in grado di ottenere pagando un prezzo però, molto alto per la nostra salute. Come scrive Günter Amendt nel suo libro “No drugs No future” (2005) invece di ricercare l’emozione in un contesto relazionale, questa viene indotta sempre più in modo artificiale per mezzo di sostanze che sappiano immediatamente soddisfare le più svariate esigenze.
La necessità di un’igiene fisica e psichica che permetta di curare o alleviare questa distonia neurovegetativa e ripristinare il benessere psicofisico dell’organismo diventa sempre più pressante. In quest’ottica le tecniche di rilassamento sono un valido alleato in grado di aumentare le capacità di prestazione e autorisanamento dell’organismo o, più semplicemente, di rendere la vita più sopportabile. Numerosi partecipanti ai corsi di T.A sono riusciti a liberarsi da soli, grazie a questo metodo, di disturbi che soffrivano da anni, superando autonomamente dolori e infermità, paure e angosce, ansie e inibizioni e molti altri disagi che in precedenza li avevano indotti a rivolgersi a personale medico.
Reazione Integrale
Il nostro organismo è un’unità psicofisiologica complessa. Questo nuovo modo di concepire l’essere umano ha reso obsoleto negli ultimi decenni il paradigma cartesiano fondato sul dualismo mente-corpo e favorito l’integrazione ed il contatto tra i saperi di discipline che, fino a non molto tempo fa, venivano considerate appartenenti ad ambiti completamente diversi ed incomunicabili. Lo stretto rapporto tra i nostri pensieri, azioni e sensazioni è facilmente visibile mettendo sotto la lente di ingrandimento i nostri processi emotivi. Una persona arrabbiata ad esempio partecipa con tutta se stessa a ciò che le accade: lo stomaco si stringe, la testa brucia, le mani si serrano in una leggera vibrazione e la mente si riempie di pensieri terribili, di parole critiche e di immagini distruttive. La visione sistemica del nostro organismo comporta che al variare anche solo di una di queste componenti si modificano automaticamente anche tutte le altre riportando un nuovo equilibrio dotato di significato. Da quanto sopra esposto è facilmente comprensibile perché il training autogeno nonostante agisca sulla componente somatica (muscolatura scheletrica e dei vasi sanguigni) abbia ripercussioni anche sul sistema nervoso autonomo (SNA) e sui processi psicologici.
La Distensione
La sfera del vivente è caratterizzata da un continuo alternarsi di Tensione e Distensione. Se flettiamo ad esempio il braccio per portare alla bocca del cibo il bicipite sarà contratto ed il tricipite disteso se invece lo allunghiamo per indicare ad un viandante la strade che deve imboccare il rapporto sarà esattamente l’opposto. Questa mobilità polare è garante della vita e coinvolge l’intero organismo ( si pensi ad esempio all’attività cardiaca, a quella respiratoria, alla peristalsi intestinale, ecc.). Nasce spontanea, in seguito a queste premesse, la domanda del perchè allora si parli sempre ed esclusivamente di terapia distensiva se anche la contrazione ha un ruolo non meno importante per il nostro benessere. La risposta al quesito affonda le proprie radici nel contesto socio-culturale ed educativo in cui siamo immersi specializzato nel trattenere, nell’inibire, nel castrare l’espressione degli impulsi esperiti per paura delle possibili conseguenze. L’alunno criticato dal maestro non ha la possibilità di correre ed urlare per sfogare la rabbia e la vergogna che prova (a livello somatico queste emozioni vengono percepite come contrazione della mascella, irrigidimento della schiena, chiusura a pugno delle mani), il bambino che piange perché è caduto dall’altalena trattiene le lacrime se ha paura di essere considerato una “feminuccia” dai coetanei ( l’inibizione delle lacrime comporta il “nodo alla gola” e la contrazione delle spalle), il manager costantemente sotto pressione da scadenze aziendali probabilmente ha l’apparato grasto-intestinale contratto, il sistema muscolo scheletrico in perenne tensione per citare solo alcune, tra le più evidenti conseguenze. La posticipazione della distensione può essere funzionale se l’inibizione è breve poichè permette di far fronte all’ostacolo improvviso. La contrazione protratta nel tempo porta alla malattia psicosomatica ed è responsabile della disregolazione emotiva. La continua secrezione di adrenalina ad esempio porta all’ipertensione attraverso la compressione arteriosa cronica mentre la continua secrezione di corticosteroidi riduce la capacità del nostro sistema immunitario. La patologia che deriva dall’inibizione della distensione sembra essere limitata all’essere umano che, imprigionato nei ruoli sociali che assume e castrato dalle condizioni fisiche della vita urbana non è in grado di sfogarsi in modo naturale e fisico. A poco serve in questi casi la tanto amata televisione per rilassarsi, in quanto se la mente è capace di distrarsi e di svagarsi, il corpo non dimentica le tensioni accumulate e prima o poi presenta il suo conto da pagare.
In quest’ottica il training autogeno è un valido strumento per riequilibrare l’alternanza tra tensione e distensione e garantire un profondo benessere psicofisiologico. Con la sua pratica sistematica è possibile recuperare la naturale capacità del nostro organismo di rilassarsi che nell’adulto è gradualmente andata perduta nel corso del suo sviluppo.
I metodi di distensione sono procedimenti terapeutici che tendono ad ottenere nell’individuo una “distensione muscolare e psichica” con l’aiuto di esercizi appropriati. I metodi moderni di distensione derivano direttamente da due grandi correnti scientifiche: i metodi analitici che si basano su studi di fisiologia muscolare sono rappresentati essenzialmente dalla tecnica di E. Jacobson e si basano sulla presa di coscienza della contrazione e della distensione muscolare e i metodi globali, derivanti dalla psicoterapia, rappresentati principalmente dal metodo di J.H.Schultz e provengono dalla tradizione dell’ipnosi terapeutica degli psicoterapeuti francesi e tedeschi della fine del XIX secolo.
Il Training Autogeno
Il T.A è un intervento terapeutico a mediazione corporea. Nasce da studi effettuati a partire dall’ipnosi, da cui tuttavia si differenzia, costituendo una tecnica basata sulla realizzazione di uno stato psicofisico peculiare definito concentrazione psichica passiva, assai differente dallo stato di trance ipnotica. Il suo ideatore J.H. Schultz, elaborò il metodo in Germania negli anni ’20 ponendo l’accento sull’idea di autoregolazione e di responsabilizzazione (J.H.Schultz: Training Autogeno. Metodo di autodistensione da concentrazione psichica, 1932). A differenza di altre tecniche distensive non è previsto infatti che si instauri alcuna dipendenza da un terapeuta ( se non nella fase di apprendimento): si tratta piuttosto di “un aiuto per l’autoaiuto”. Il Training Autogeno si basa sull’apprendimento graduale di una serie esercizi di “autodistensione psichica” che, posti in relazione tra loro, hanno lo scopo di realizzare una progressiva modificazione del tono muscolare, della funzionalità vascolare, dell’attività cardiaca e polmonare, dell’equilibrio neurovegetativo e dello stato di coscienza. L’obiettivo è quello di favorire un ascolto passivo e contemplativo di quanto spontaneamente accade nel proprio organismo e e nella propria mente. E’ in questo stato di ricettività, di apertura verso l’interno, in cui la volontà e direttività personale perdono potere che è possibile trasformare la tensione in distensione, l’ansia e l’angoscia in calma, favorendo un riequilibrio neurovegetativo. Gli esercizi di base che caratterizzano lo strumento sono 6 di cui 2 fondamentali (pesantezza e calore) e 4 complementari (cuore, respiro, plesso solare, fronte fresca) eseguiti dopo “l’induzione della calma”. La sequenza degli esercizi termina con la “ripresa”, che consiste in una serie di movimenti vigorosi ( come quelli che si fanno ad esempio al mattino quando ci si sveglia per sentirsi rinfrancati e rinvigoriti) che favoriscono il risveglio muscolare e il generarsi di un nuovo stato di equilibrio tonico. In seguito all’addestramento da parte di un operatore è raccomandata la pratica autonoma degli esercizi da una a tre volte al giorno. La tecnica non è indicata a coloro che presentano deficit mentali, hai bambini di età inferiore a 5/6 anni, in caso di accurato controllo dei sintomi accusati dal paziente durante lo svolgimento degli esercizi, in soggetti non sufficientemente motivati ad applicarlo in modo corretto , nell’eventualità in cui non sia possibile effettuare una diagnosi differenziale tra i sintomi patologici e gli effetti causati dal training. Inoltre non è consigliato a persone che soffrono di determinate problematiche fisiche ( ad es. infarto recente, ipertensione essenziale, diabete, ipoglicemia etc.) e psichiche (ad es.psicosi, disturbi ossessivi e ipocondriaci, etc.) Sulla base dei suoi numerosi vantaggi (vedi prossimo paragrafo) il T.A sembra poter essere efficace come integrazione delle terapie tradizionali e, come dimostrano le svariate pubblicazioni scientifiche, un valido strumento in molteplici ambiti applicativi, da quello sportivo a quello aziendale, da quello clinico a quello formativo, etc..
“Chi osò pensare di volare meglio degli uccelli,
deve da essi anche apprendere a lasciarsi
andare, saper cadere giù passivamente, a riposarsi
nella calma…”(Rilke, da Schultz)
Vantaggi del Training Autogeno
Secondo Schultz il Training Autogeno permette di raggiungere tutti i vantaggi della “distensione e dell’immersione psichica”:
- Riposo. Può essere molto utile per superare un momento di stanchezza oppure “sostituire” una o due ore di sonno (qualora il soggetto fosse troppo stanco e poco allenato sussiste il pericolo di addormentamento oppure possono sorgere difficoltà in fase di ripresa).
- Smorzamento delle risonanze affettive. E’ possibile imparare a rispondere agli eventi esterni in maniera più funzionale. Grazie alle formule di proponimento è possibile inibire preventivamente alcune reazioni emotive inappropriate. E’ bene sottolineare che non si tratta di un appiattimento o di un impoverimento emotivo ma di un maggiore equilibrio psicoaffettivo moderando manifestazioni troppo intense ed eccessive e facendo emergere esperienze emotive che prima erano state soffocate dall’ansia.
- Miglioramento delle prestazioni. Ricerche in ambito sportivo, lavorativo ed artistico hanno dimostrato che la distensione autogena favorisce un minore consumo di energie e calorie, stimola la creatività e l’immaginazione ed è possibile superare quelle forme di “ansia” (es. di partenza o da prestazione) che condizionano la performance
- Autoregolazione delle funzioni corporee normalmente “involontarie”. Grazie ad uno stato di distensione è possibile affrontare molti disturbi gastrici ed intestinali riducendo i disagi legati all’alimentazione e alla digestione. E’ possibile inoltre affrontare disturbi psicovegetativi correlati all’apparato cardiocircolatorio (influenzando l’irrorazione sanguigna ed il battito circolatorio) e all’apparato respiratorio (modificando il ritmo e la profondità del respiro e rilassando la muscolatura pettorale contratta). Il forte legame tra distensione ed emotività ha ripercussioni anche sull’apparato sessuale (aumento dell’irrorazione sanguigna nella zona del bacino, smorzamento degli effetti disturbanti, facilitazione del normale processo psicovegetativo grazie al processo di passivizzazione attiva, etc.).
- Intensificazione delle funzioni mentali. Aumentando la concentrazione favorisce la raccolta di immagini e pensieri che tendono a disperdersi e un profondo ascolto interiore. Il restringimento del campo della coscienza diminuisce le distrazioni, aumenta la capacità mnestica ed ideativa.
- Eliminazione del dolore. Mediante determinate rappresentazioni mentali il T.A provoca coscientemente un’alterazione delle qualità sensoriali (ad es. freddo e caldo), il che produce a sua volta delle modificazioni a livello vegetativo. Grazie ancora al restringimento del campo di coscienza ciò che accade “fuori di noi” non disturba più. La regolazione del sistema neurovegetativo e la sua azione sulla componente emozionale possono smorzare gli effetti dolorifici. Un trattamento antialgico è inoltre possibile integrando l’uso del T.A con un trattamento farmacologico. Il dolore non viene solo soffocato ma ascoltato (in quanto portatore di un messaggio-segnale che qualcosa nel nostro organismo non va) ed integrato nella personalità globale del soggetto.
- Autodeterminazione. Tramite specifiche formule di proponimento è possibile modificare determinate condotte cognitive-comportamentali disfunzionali (es. il consumo di sostanze stupefacenti o condotte alimentari non corrette). Alla base ci deve essere una forte motivazione e la presa di coscienza di una reale necessità di un trattamento. Il training Autogeno raggiunge la sua massima efficacia se abbinato ad un adeguato trattamento specialistico personalizzato e ad approccio multidisciplinare.
- Autocontrollo e autocritica. Mediante il processo introspettivo del T.A è possibile ascoltarsi e fermarsi a fare il punto della situazione. I ritmi frenetici quotidiani spesso infatti non consentono di riflettere su sè stessi facendo un punto della situazione.
- Risoluzione dei disturbi funzionali del sonno. Con il restringimento del campo di coscienza, l’atteggiamento di passività attiva, la diminuzione del controllo, l’utilizzo di formule paradosse e con l’azione di alcuni processi neurovegetativi (ad es. l’esercizio del calore e del plesso solare portanokil sangue lontano dalla testa favorendo il sonno) è possibile ritornare a dormire. Per disturbi funzionali non si intendono le insonnie legate per lo più a cause esterne (ad es. cambio di stanza, di cuscino, di fuso orario, rumori, etc.) e a disturbi psicoreattivo (ad es. ansia).
Questa tecnica facilita il raggiungimento di questi traguardi ma non è una soluzione brevettata o una panacea per tutti i mali. Il successo dipende dall’attiva collaborazione del soggetto che è protagonista e responsabile del proprio personale percorso introspettivo. Il Terapeuta funge solo da stimolo che guida e indica la rotta da intraprendere ma non può fare nulla di più.